Psicologia Analitica Junghiana
La psicologia analitica fondata da Carl Gustav Jung dopo il suo distacco da Freud, è la più importante alternativa alla psicoanalisi freudiana nell’ambito delle impostazioni di tipo analitico e ne rappresenta l’evoluzione in senso non riduttivistico.
La psicologia analitica, su cui si basa la terapia junghiana, prende in considerazione tutta la vita psichica del soggetto (passata, presente e futura) e tende ad orientare le intenzioni e le tensioni, verso la sua naturale destinazione (ovvero il proprio progetto della vita). Si focalizza sullo sviluppo dell’Io ma tende a farlo confluire in qualcosa di più vasto e profondo, il Sé.
Un principio fondamentale della teoria junghiana si basa sul principio che ognuno di noi possiede una specifica energia (libido) che ci spingerebbe verso ciò che veramente siamo, ovvero verso la propria autorealizzazione; Jung definisce questo processo il processo di individuazione.
Alcuni concetti sviluppati da Jung, come i complessi psichici, o l’introversione – estroversione, o l’inconscio collettivo, sono entrati nella cultura quotidiana e nel nostro parlare comune.
Finalità
Rendere cosciente l’inconscio, ovvero rendere evidente ciò che, grazie ai meccanismi di difesa, è stato rimosso.
La terapia non si focalizza sul sintomo, ma sulle dinamiche (inconsce) che stanno alla base del sintomo. In altre parole, se abbiamo un attacco di panico, noi junghiani tendiamo a chiederci il perché.
Questo tipo di approccio prende in considerazione tutto ciò che riguarda la persona. I sintomi, rappresentano (in forma simbolica e tramite i segni) il disagio. Dietro quei sintomi, ci troviamo spesso la rappresentazione simbolica del disagio reale. Tutta la sintomatologia nevrotica non è necessariamente il risultato di eventuali traumi, ma può esser vista anche come un tentativo che la psiche utilizza per affrontare il disagio da una prospettiva diversa.
Se la libido (energia psichica) si blocca nel suo divenire, facendo di conseguenza alterare l’equilibrio preesistente, diventiamo nevrotici, perché veniamo svuotati di energia vitale. Ne consegue che una condizione indispensabile per uscire dalla nevrosi, richiede necessariamente lo sblocco della libido. Attraverso questo sblocco, è lecito attendersi un miglioramento delle relazioni che regolano le dinamiche tra il soggetto e il mondo esterno.
Transfert
La relazione che si instaura tra Paziente (P) e Analista (A), ha una importanza fondamentale per la terapia Junghiana. Il transfert, a cui Jung diede molta importanza, viene considerata come una relazione molto particolare tra la psiche del P e quella dell’A, utilissima ai fini della guarigione.
Il metodo somiglia a quello classico (freudiano), anche se ovviamente esistono delle differenze. Le differenze si focalizzano sulla concettualizzazione dell’inconscio e della libido, sulla teoria del trauma, la nozione di sessualità infantile e altre cose poco utili al nostro discorso. Si basa sulla interpretazione dei sogni, sulle libere associazioni, sulle dinamiche del transfert e del controtransfert, su ciò che accade nella vita del soggetto e sulle sue fantasie.
Sogni
Se vogliamo capire il nostro inconscio dobbiamo necessariamente capire i nostri sogni. I nostri sogni vengono a noi attraverso simboli che, opportunamente interpretati, ci permettono di comprenderne il significato, tramite il quale potrà essere possibile individuare tutti quegli elementi utili a promuovere la trasformazione della personalità e quindi possiamo tranquillamente considerarli come elementi trasformativi.
Se l’obiettivo che si intende perseguire è quello di promuovere un adattamento alla realtà più congruente, eliminare le nevrosi e scoprire ciò che noi veramente siamo, allora la terapia junghiana è sicuramente l’approccio indicato. Tale adattamento o riadattamento alle esigenze della realtà (come eventuale conseguenza di una nevrosi oppure di una psicosi) non potrà mai prescindere dalle motivazioni più reali e profonde del soggetto. Adattarsi quindi con ciò che noi vogliamo e non con ciò che gli altri vorrebbero.
La tecnica
Attraverso le libere associazioni, i sogni e la loro interpretazione e con l’ampliamento delle conoscenze dei nostri contenuti con quelle collettive, la tecnica analitica conduce verso l’accettazione di tutto ciò che, precedentemente rimosso, dovrà divenire cosciente.
Una caratteristica della tecnica è legata alla ingerenza (A vs P). Se è vero che tutte le terapie fanno ingerenze, è verissimo che nella terapia junghiana, tale ingerenza è minima. E’ minima perché siamo dell’avviso (e fa anche parte del mio stile di vita) che ogni essere umano è libero di essere come desidera. Quindi anche di essere nevrotico. Il nostro obiettivo tende a promuovere, nel paziente, un ascolto alla propria interiorità. Tale ascolto, deve essere preferenziale ad esempio a quello degli altri (genitori, amici, partner, etc). Del resto, il processo di individuazione mira proprio a questo, la piena realizzazione di se stessi, della nostra vera e più profonda essenza. Più che all’Io, profondamente influenzato da mille ‘enti’ esterni, dovremmo dare ascolto alla nostra essenza più profonda che chiamiamo Sé.
Per noi la persona nevrotica è quella persona che sente di voler fare una cosa specifica ma riesce solo a fare altro e ci chiede aiuto.
“La vostra visione diventerà chiara solo quando guarderete nel vostro cuore.
Chi guarda all’esterno, sogna.
Chi guarda all’interno, apre gli occhi.”